"Guarda Simone io non so cosa dirti. Lo sai, per me era come un papà."
"Tra l'altro mi ha detto Mario che l'hai presa tu la telefonata in Barilla."
"Si l'ho presa io."
Mio padre lo chiamava papà, anche se aveva solo nove anni in più di lui, probabilmente perché lo aveva portato lui le prime volte a fare le gare con le moto, perché era più "saggio".
Sabato sera, appena tornata a casa verso mezzanotte, mentre mi toglievo il cappotto, mia mamma mi ha raggiunta e me l'ha detto: doveva essere una sera di festa, i miei avevano invitato degli amici a cena, i soliti, ma saputa la notizia, non riuscivano neanche a cominciare a mangiare.
Se n'è andato a 58 anni, mentre passeggiava con la moglie su in viale di Sorbolo, in un bel sabato pomeriggio di gennaio, probabilmente per un infarto. Non c'è stato niente da fare, quando è arrivato al Pronto Soccorso era già morto. Se n'è andato così, improvvisamente e inaspettatamente. Aveva tanti progetti, leciti alle porte della pensione, dopo tanti anni di lavoro (gli ultimi 27 condivisi, insieme alla passione per le moto, con mio padre): l'Honda nuova, il nipotino, Luca, nato appena quindici giorni fa, che crescerà senza il nonno, ma sapendo che era una persona buona, perché noi tutti glielo diremo. L'ironia della sorte vuole che quel nipote sia nato prematuramente, forse non si sarebbero neanche conosciuti se fosse nato a termine. L'ironia della sorte vuole che domenica mattina la collega di mia mamma la chiama, le dice che ha portato sua madre all'ospedale perché stava male e che il giorno dopo, per questo, non verrà al lavoro; le dice anche che mentre era là non avevano potuto spostare sua madre dalla terapia intensiva perché era appena arrivato un signore di Sorbolo e suo figlio urlava, urlava come un matto e c'era troppa confusione. Non potrà insegnare a suo figlio come fare il papà, ma credo che gli abbia lasciato un buon esempio da seguire. Ieri sera pensavo che magari adesso di ritroverà con Simoncelli a parlare di moto, lassù tra le nuvole, che insegnerà anche lui agli angeli a impennare.
Ciao Claudio.
Laura
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